Volontariato

Sessant’anni di periferie

Tre domande a/ Massimo Marchesotti Milanese, classe 1935, pittore e direttore del coro Ana di Milano...

di Sara De Carli

Milanese, classe 1935, è pittore e direttore del coro Ana di Milano. Fino al 31 marzo, a Rozzano, espone il lavoro di quarant?anni in una personale dedicata alle periferie. Il titolo: Periferie del corpo e dell?anima.

Quarant?anni sulle periferie?
A dire il vero sono più di sessanta. Il mio primo quadro sulle periferie è del 1943, avevo 8 anni e ho rappresentato la Barona, periferia sud di Milano, dove sono nato. Ho sempre tenuto la barra sulle periferie perché credo che l?arte debba rappresentare la realtà, fare denuncia. Le mie periferie non sono quelle che i Comuni vorrebbero.

Cosa intende?
Molta gente dice che i miei quadri sono tristi, che la gente che rappresento è desolata e senza speranza, che ai muri di casa vorrebbero qualcosa che non rimandi alla complessità del mondo fuori. Non condivido, l?arte non è gastronomia.

C?è un quadro-simbolo?
Tramonto rosso con gru. Dove la gru diventa quasi una croce. È segno di un disagio.


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